Parlare di tossicomania e di tossicodipendenza e` complesso e apre numerosi interrogativi: cosa si intende per tossicomania? Quali sono le sue diverse forme (e non parlo solo delle sostanze stupefacenti)? Ma soprattutto, perche` si dedica tanto spazio (sui media, nel discorso comune, in sanita`, nella societa` in generale) dedicando spazio infinito a quello che, apparentemente sembra un problema, ma che rappresenta per l`individuo spesso una soluzione? Questo concetto, che a una prima lettura puo` sembrare polemico, provocatorio o addirittura ostile e insensibile, in realta` porta a galla un interessante fenomeno sociale: ci occupiamo dei problemi laddove questi assumono caratteri di gravita`. La nostra cultura non dedica parole, tempo, energie nel tentativo di coltivare il benessere (individuale, famigliare e sociale) ma ne dedica invece molto successivamente nell`arginare gli esiti di tale mancanza. La cultura occidentale tende a inquadrare il disagio psichico dai suoi effetti (che possono appunto essere chiamati provocatoriamente `soluzioni individuali`), cercando di eliminare il sintomo del disagio, dimenticando che alla base vi sono cause che spesso poco hanno a che fare con la condotta tossicomanica e che hanno fatto mostra di se` molto tempo prima che il disagio si rendesse evidente in una tossicodipendenza. Lo spazio analitico non deve dare voce unicamente alla severita` del sintomo ma coltivare sempre la scoperta del desiderio soggettivo della persona "intossicata", puntare all`emersione del divario tra desiderio e Io. In questo divario, si colloca la possibilita` di cura del Soggetto.