Ma che tipo di godimento è quello della sostanza? In cosa si distingue da quello che si prova nei comuni piaceri della vita? il piacere non è altro che un godimento limitato dalla Legge ...leggi tutto
Ma che tipo di godimento è quello della sostanza? In cosa si distingue da quello che si prova nei comuni piaceri della vita? il piacere non è altro che un godimento limitato dalla Legge (quella paterna che impedisce di ritornare alla Cosa materna, quella del linguaggio, o quella sociale, che ogni giorno ci portano all’attività ed al rapporto con gli altri e con l’Altro).
Il godimento è quindi l’originario a cui il soggetto, grazie alla Legge, non torna. Tuttavia è chiaro che l’uso della sostanza aggira il dettame della Legge e ovvia alla presenza dell’Oggetto “qui e subito”, in questo senso l’uso della sostanza è assimilabile al godimento della Cosa. Se però è la ricerca del ritorno alla Cosa (il principio di Nirvana) a muovere l’uomo è facilmente intuibile come la sostanza sia una via immediata di espressione della pulsione di morte, di quella forza intrinseca che si palesa nel famoso motto di Freud “Lo scopo della vita è la morte”.
Massimo Recalcati ritiene che la condotta tossicomanica possa rientrare a buon diritto in quella serie di condotte-sintomo che costituiscono la “Clinica del vuoto”; si tratta di una serie di sintomi della contemporaneità che rispondono, per caratteristiche, ad alcuni concetti chiave, alcuni dei quali riscontriamo nella condotta in oggetto, quali la prevalenza dell’azione sul pensiero, la presenza di forte sentimento di angoscia, la scarsa implicazione del soggetto nella sua condotta-sintomo, la richiesta di aiuto al terapeuta come domanda di arginare il sintomo che ha preso troppo piede. Ed in effetti è proprio la prevalenza dell’agire, in quanto questa azione senza pensiero è l’espressione emblematica del godimento acefalo (non normato, non pensato, impossibile da pensare perché legato alla Cosa) che l’uso della sostanza provoca. L’azione prevale sul pensiero e in quel momento la prevalenza della pulsione determina un dissolvimento del soggetto; si tratta del dissolvimento dell’eroinomane nella sua spada, del momento di annebbiamento in cui cade la bulimica nel corso della sua abbuffata compulsiva, della trance del movimento ripetitivo del gambler di fronte alla sua slot-machine. In fondo, il godimento è assicurato da questa perdita dell’orientamento soggettivo, che può essere ripetuto e ripetuto, senza riflessioni o pensiero. Ed è per questo che Lacan parlava di “godimento smarrito”, un godimento che è tipico del nostro tempo intossicato, risultato del funzionamento della soggettività ipermoderna. Smarrito nel senso che questo godimento non è più ancorato alla Legge del Padre, e anzi, parlando del Capitalista, non solo questo godimento non volge lo sguardo al Padre ma anzi si propone egli stesso come nuovo “Padre”: quale miglior esempio di ciò se non l’uso prestazionale della sostanza? Come ben suggerisce il Discorso del Capitalista, l’estrema varietà di scelta offre l’illusione della libertà agli acquirenti; nel medesimo modo, l’estrema varietà di sostanze più o meno legali con cui soddisfarsi è indice di un cambiamento nell’ottica del consumo tossicomanico. Non più unicamente alcol ed eroina, ma anche cocaina, anfetamine, metanfetamine, spice-drugs, ketamina, catinoni e quant’altro, per soddisfare ogni tipo di esigenza. Il discorso performativo soggiace alla logica di “una droga per ogni tipo di uso e di sballo” perché, in fin dei conti, non provocano effetti simili: ed ecco che paradossalmente anche la risposta alla sostanza non può essere più considerata come l’unico punto di aleatorietà ma anch’essa va controllata e le sostanze sono tra loro mescolate o prese in sequenza per determinare effetti diversi ma, comunque, ricercati e previsti. Si tratta dell’estrema frontiera del rifiuto del rapporto con l’Altro. Questo utilizzo performativo, che coinvolge le persone, tuttavia sembra avere in sé il germe di una psicosi, nel senso di una totale perdita della soggettività che si esprime nella risposta controllata e calcolata agli impulsi provenienti dal mondo esterno. Qua si reperisce un ulteriore punto di contatto nei nuovi sintomi della clinica del vuoto, ovvero l’estrema similarità del sintomo in soggetti diversi, quasi una iperidentificazione al simile, guidata dal dovere del godimento.